Premio "Ciro Coppola" 2005

Mio padre

Francesca Iannò
Liceo Ginnasio Statale "F. De Sanctis"
Salerno

Mio padre ha due grossi solchi scavati
Sotto gli occhi che brillano stanchi,
che si uniscono, nella loro presenza spietati, 
ai primi capelli che diventano bianchi.

Ha due curve di tenerezza
Che gli appesantiscono il volto,
sono sintomi di spossatezza,
dei pensieri che il sonno gli han tolto.

Quando parla si muovono lenti
Perché io li possa osservare:
lì io leggo i mille tormenti
che non riesce a dimenticare.

Sono curve di un'altalena
Che mi spinge ancora bambina,
tra la mia infanzia serena
che sento ancora così vicina.

Sono onde di mari in tempesta
Che non sanno trovare pace.
Son le voci nella sua testa,
perché il vero dolore mai tace.

Sono i rami che si levano alti
Tra le piante del mio giardino
Al mio viso e al cielo rivolti,
agli sbadigli d'ogni mio mattino.

Sono braccia che mi stringono forte
Quando non riesco a sperare
Che nonostante la vita, la morte,
mi verranno ogni volta a consolare.

Son le mie dita, son le mie mani,
Che li accarezzano timorose,
Alla ricerca di giorni lontani
Passati all'ombra delle mimose.

Mio padre, sai, ha una bellezza
Che non affonda in due curve amare,
e lui non sa quale dolcezza
sia, adesso, starlo a guardare.


Giudizio della Giuria Tecnica

Francesca IannòCommuove lo sguardo d'una fanciulla verso la cara immagine paterna, privilegiandone il volto e le mani. In ogni ruga, nei solchi, scavati dalla vita sul volto del padre, rivede tutta la sua vita: infanzia serena sull'altalena, i giorni lontani all'ombra delle mimose, l'adolescenza matura che ne scopre i pensieri, le angosce e i tormenti, pur sempre confortata dalla sicurezza che le braccia del padre, qualunque cosa accada, verranno sempre a consolarla. E d'un tratto, la carezza paterna si confonde con la carezza filiale senza che si possa distinguere a chi appartengono le mani e le dita. Questo grande amore, la "dolcezza di starlo a guardare" sono espressi con parole semplici, spontanee e la spontaneità risalta anche nel metro, per lo più novenari, di cui non è schiava per non tradire la sincerità dei sentimenti nel dettato poetico, come non è schiava della rima, ricorrendo quando occorre alla semplice consonanza.

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Liceo Ginnasio Statale "F. De Sanctis"
Salerno

Agli inizi degli anni Sessanta la popolazione degli studenti in Salerno era aumentata notevolmente. Lo storico liceo-ginnasio "T.Tasso" era stracolmo di alunni. Considerato il prestigio di cui Salerno godeva come centro di studi rinomato e di grande tradizione, e il desiderio delle classi "che meno contano" di poter ottenere anche per i propri figli più solide basi culturali per affermarsi nella vita, le autorità del tempo si resero conto che era necessario creare un nuovo liceo classico in città. Il primo ottobre dell'anno 1962/63 il "secondo liceo classico" di Salerno aveva forma e corpo e poteva iniziare la sua vita. Nell'anno 1963/64 il liceo fu intitolato a Francesco De Sanctis, grande critico letterario della nuova Italia post-risorgimentale, superando così il dissidio tra coloro che volevano intitolarlo a Masuccio Salernitano e coloro che propendevano per Alfano I, vescovo della grande Salerno Medievale. Nel 1973 il Liceo De Sanctis si trasferì nella sua attuale sede, a Torrione Alto, nella zona orientale della città (dove frattanto andavano crescendo i quartieri di Pastena, Mercatello, Mariconda), dotandosi di strutture moderne ed efficienti. Il liceo "De Sanctis" vive oggi una fase di espansione, ammodernamento strutturale e didattico e progetta il proprio itinerario culturale e formativo con attenzione rivolta a coniugare sapientemente la grande tradizione della scuola classica italiana e l'innovazione imposta dalla moderna learning and knowledge society.

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Indice delle Poesie 2004
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