Poesia segnalata "ex-aequo" 2001

L'ultimo ballo di Bacco

Mario Stanziano
Liceo Classico Statale "G. Garibaldi"
Napoli

Mario Stanziano

Ho messo nelle tue mani
i rimorsi caduti di un sole,
di un altro gli occhi veloci
che spiano chi dorme abbagliato
sotto il bianco parlare
delle onde, che tra loro si contano
e non dormono.
Stelle e pianeti, genti e pianeti
che mai vedemmo vivi
ora solcano i destini di un palmo
e intrecciano alle tue dita
miti mai detti. Solo rimane
Ottobre, che si beve, a grappoli,
gli umori del cielo e tu a morsi
li mangi e li contieni
e basti all’assenza. Ora
dalle rive assenti dei morti
dai Fiumi a lungo sacrificati
le processioni di Euridice
che squittisce la soglia,
che aspetta ancora un eroe,
sollevano le vulve umide
e pesanti e con le dita
le vibrano e io le vibro
e le suono, perché vengo
dio bambino
dal viaggio che non ritorna,
a ballare le tue doglie ridenti
a uccidere il mio uomo nero
per restituire il piacere alla colpa.
E sarà ballo per sempre. Ora è come
non aver mai schiacciato
un seno gonfio, e intanto tu
sei come quando una madre
allatta, la notte, al buio. Di noi
Si meraviglierà
il primo stupore delle cose
e ricordando
le chiameremo di nuovo
con mille nomi che tu, amore, vorrai.

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