Poesia segnalata ex-aequo al Premio "Ciro Coppola" 2005

D.

Francesca Hagelskamp
Liceo Scientifico Statale "G. Oberdan"
Trieste

Goccia a goccia
la pioggia lieve si posa sulla mia pelle;
è come idromele per me
nettare fatato e immortale.
E con la cetra canterò la meraviglia del mondo,
il sottile fluire dell'arte e dell'amore.

Sei quel fiore non ancora dischiuso agli albori del mattino,
che freddo riluce di rugiada;
scorgo lo stesso riflesso nei tuoi occhi,
che hanno serbato, non lo sanno, tante lacrime.
Lascia che scendano su me come pioggia,
lascia che cingano d'un'aurea sublime le mie rosee membra.
Canterò i riflessi di tutte le bellezze del mondo
che abbagliano il mio viso d'una brillantezza timida;
da quando lo specchio della mia mente la riflette dentro, non v'è uno
tra gli spazi infiniti
che non sia vinto dalla sua flebile
e impalpabile magia. Tutto brilla attorno a me
e per me sola,
un alato segreto che silente
giace nei miei giorni.
Rifulgi nella luna, piccola risposta inattesa, vola
nelle grandi aule del mondo, vola
nel sottobosco tra le ombre e le brume silvestri, rifulgi
nella stanza in penombra,
quando sfori il mio corpo e stringi i miei segreti,
quando giaci assorto e premi alle labbra ciò che di me
è infinito.
Ascolta il silenzio
il nostro silenzio
che non ci appartiene
ma è noi.
E' amore per tutti, ma io so
che non mi possiedi, ne io possiedo te;
siamo la caligine del mattino e l'arancione
all'occaso nel meriggio. Perciò metterò tra le tue mani
la mia poesia, perché tu
la renda immortale.


Giudizio della Giuria Tecnica

Come gli antichi poeti invasati dal dio, la giovane poetessa è ispirata dalla pioggia, connotata religiosamente (idromele, nettare fatato e immortale). Il tema dell'acqua caratterizza l'inizio della lirica: pioggia, rugiada e lacrime che come pioggia ci trasportano in un'aurea sublime. L'altra parola tema è lo specchio, luogo d'immaginazione e dì magia. Si ha, quindi, l'impressione che questo grande amore, descritto in una fantasmagoria d'immagini e che dappertutto rifulge, sia stato soltanto vagheggiato o sognato. La voce pubblica, tuttavia, riconosce un amore reale: "è amore per tutti.". Lo specchio, d'altra parte, è lo specchio della mente, non del cuore; c'è, perciò, coscienza che tutto finirà ben presto ("ma io so che non mi possiedi, ne io possiedo te") e, soprattutto, l'amara conclusione: "siamo la caligine del mattino e l'arancione / all'occaso nel meriggio"; in altri termini, il nostro amore, pur grande che sia, è qualcosa di effimero. Ognuno di noi, nella sua primavera, ha provato un amore intenso che le circostanze hanno infranto, ma il cui ricordo, sempre più circonfuso di tenerezza nel corso degli anni, ha continuato ad accompagnarci, senza che nessuno ne potesse soffrire o sentirsi tradito. E forse, più che alla persona amata, ma piuttosto al ricordo, che spera perenne, d'un immenso suo amore, la poetessa affida la sua poesia, perché diventi immortale.

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Liceo Scientifico Statale "G. Oberdan"
Trieste

Il Liceo Scientifico "Guglielmo Oberdan" nacque ufficialmente il 22 novembre 1923 su decreto del re Vittorio Emanuele III. Il Liceo ereditò all'atto della fondazione il patrimonio librario e parte della strutturazione didattico-scientifica di quella che sotto l'Austria era stata l'ottima "Civica Scuola Reale Superiore", e che, per un triennio, dopo il passaggio all'amministrazione italiana, era diventata la sezione fisico-matematica dell'Istituto Tecnico Comunale "Galileo Galilei". L'intitolazione della scuola a G. Oberdan era stata proposta dal Collegio Docenti in quanto il giovane era stato alunno della "Civica Scuola Reale Superiore" dal 1869 al 1877. Il 1° Novembre 1923 il Comune aveva destinato al nuovo liceo l'edificio del colle di San Vito (la sede attuale) costruito nel 1915 per ospitare uno dei due ginnasi-licei comunali. Se la posizione dell'edificio, soleggiato e circondato dal verde, era considerata ottima, lo spazio interno si rivelò presto insufficiente, sia per gli allievi sia per ospitare gli strumenti scientifici e le collezioni didattiche. Solo nel secondo dopoguerra (1956) il problema venne risolto aggiungendo un'ala della costruzione. Il giardino fu in parte occupato da palestre e campi sportivi. Gli annuari conservati nella biblioteca dell'Istituto riportano molti nomi di triestini che poi avrebbero operato con successo nei campi più svariati.

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