Grazie al Centro Studi dell'Isola d'Ischia e all'Amministrazione
Comunale di Casamicciola Terme,
dopo molti anni di oblio, è stata ricollocata al posto originale la
Lapide commemorativa
dedicata alla memoria
dei genitori di Benedetto Croce
di Alina Adamczyk Aiello
Per il Centro Studi dell'Isola d'Ischia uno degli scopi
principali del suo operare è preservare la memoria e la presenza del passato nella vita e
nella cultura isolana. Siamo ormai tutti d'accordo sul fatto che non c'è futuro senza la
memoria del passato. Allo stesso modo ed in senso universale è riconosciuta l'importanza
di ogni storia, della storiografia locale, delle peculiarità e delle vicende di ogni
lembo di suolo e dei suoi abitanti. Alla pagina XIV della Prefazione del volume "Il terremoto del 28 luglio 1883 a
Casamicciola nell'isola d'Ischia" (Roma 1998, Servizio Sismico
Nazionale), leggiamo: "Anzitutto, è un fatto che Casamicciola era,
anteriormente al terremoto del tardo Ottocento, sede di terme e di stabilimenti termali
fra i più rinomati d'Italia; quel breve lembo di terra, inoltre, era epicentro di
grandiosi scenari naturali, comuni a tutta l'isola d'Ischia, insieme con le memorie
dell'età antica, rappresentate da pittoresche rovine, spesso di impianti termali,
risalenti all'antica Roma".
Dunque, una tipica zona di vacanza, per le cure e per diporto, ma per una clientela
d'élite; non una stazione termale come tante altre ma un centro di raffinata mondanità.
E non è un caso che proprio in quei giorni vi soggiornassero gli agiati genitori del
Croce, che sotto quelle macerie morirono insieme con una sorella del filosofo, il quale,
come ricorda nel "Contributo alla critica di me stesso" ancora
diciassettenne, restato a lungo sotto le macerie e uscitone parecchio
"ammaccato" e dolorosamente orfano di entrambi i genitori, si sarebbe portato a
vivere provvisoriamente, insieme con il fratello, a Roma presso gli Spaventa, congiunti di
Croce".
Nel terremoto del 1883, insieme con i 2333 abitanti del
luogo, morirono sotto le macerie ben 625 forestieri. Dalle macerie di Villa Verde, oggi
Hotel Coralba, situtata in via Castanito, furono estratti, tra gli altri, i corpi di
Pasquale Croce, della moglie Luisa Sipari e della piccola Maria Croce di anni 13, mentre
il giovane Benedetto, protetto da una trave, si salvò riportando solo la frattura di una
gamba e di un braccio. Dal 1954 una lapide posta in quel sito per iniziativa della
Società Italiana per il Progresso della Scienza, e dettata da Fausto Nicolini, storico e
letterato, amico e collaboratore di Benedetto Croce, ricordava il grave lutto subito dalla
famiglia Croce:
Qui
sorgeva la villa
crollata per tremuoto
la notte del 28 luglio 1883
travolgendo
col padre la madre e una sorella
Benedetto Croce
giovanetto
unico dopo tanto strazio
sottratto alla morte
Nella primavera del 1984 ebbi dalla signora Lidia Croce,
figlia del filosofo, la segnalazione: la lapide non si trova più in sito, perché? Una
domanda privata fatta ad una persona privata. La domenica del 6 maggio di quell'anno con
mio marito Pasquale Aiello, che è nato a Casamicciola e sicuramente ne sa più di me,
cittadina italiana dal 1958 ma comunque straniera, ci recammo all'Albergo Coralba.
Ci riceve il proprietario, capitano Bernasconi. Racconta la storia della lapide, legge il
testo annotato nell'agenda, "perché ogni tanto arriva qualcuno che vuole
conoscerlo", e continua: "Questa lapide fu fissata sul muro esterno di
Villa Verde che fu proprietà di mio padre, il quale ci teneva molto. Nel 1969
cominciarono i lavori per la ristrutturazione e l'ampliamento dello stabile. A cavallo
degli anni 1969/70 la lapide fu rimossa dal muro a causa di lavori in corso. In
quell'occasione purtroppo la tavola marmorea di notevoli dimensioni si spezzò in due. Da
allora sta qui nel giardino. Il muro originale è stato inglobato nell'odierno Hotel
Coralba e sono disposto a concedere lo spazio che del resto è ben visibile dalla strada
principale ad un nuovo ricollocamento del cimelio. Però non sono disposto assumermi
nessuna spesa a questo proposito, la concessione la faccio solo in memoria di mio padre,
perciò devono pensarci le autorità". La lapide, depositata nel giardino,
infatti era rotta e quasi illeggibile. Andava restaurata e rimessa sul muro. Non è il
caso di enumerare la quantità di amministratori, giornalisti, operatori culturali,
persone più o meno importanti, più o meno zelanti, che sono stati interpellati allo
scopo di rimettere la lapide commemorativa al suo antico posto. Dopo ben 18 anni di
attesa, oggi finalmente la possiamo vedere di nuovo, bella, restaurata a dovere, con la
sua funzione di affettuoso ricordo e di storica informazione.
Non parlerò di Benedetto Croce, perché i grandi della cultura italiana non
tralasciano mai di trattare i suoi scritti, e le sue opere continuano ad essere studiate,
analizzate, comparate da schiere di studiosi che trovano sempre nuovi spunti e nuove
ispirazioni intellettuali. Si calcola che Croce abbia "prodotto" circa 25.000
pagine stampate.
L'anziano filosofo fu attivo sino alla morte, della quale
in questo autunno ricorre il cinquantesimo anniversario. Anche per questo presto leggeremo
discorsi di circostanza e di commemorazione. Secondo noi però il modo più idoneo di
ricordare la grandezza di questo uomo è leggere qualcosa scritto da lui, e non si tratta
solo di scritti filosofici, ma è possibile scovare testi assai gustosi e di argomenti
molteplici. Ogni classico viene riletto e reinterpretato da ogni nuova generazione: Croce
lo è di sicuro e i libri di Croce continuano ad essere ristampati e non mancano mai nelle
librerie italiane.
Benedetto Croce, abruzzese di nascita (Pescasseroli 1866), visse sempre a Napoli. Ebbe
quattro figlie dalla bellissima moglie piemontese, sua allieva, Adele Rossi. Le figlie:
Elena, Alda, Lidia e Silvia sono tutte conosciute nel mondo intellettuale napoletano e
nazionale come letterate, ecologiste, promotrici di impegnativi avvenimenti culturali e
scientifici. Ad eccezione di Elena Croce che risiedeva a Roma, le tre sorelle minori
abitano a Napoli e di tanto in tanto visitano anche l'isola d'Ischia, dove coltivano
antiche e remote amicizie. La figlia di Lidia Croce, Marta Herling, porta qui ogni anno in
villeggiatura il suo piccolo Gustavo, mentre Benedetto Herling accompagna il suo Patrizio.
Questi giovanissimi pronipoti del grande Benedetto Croce testimoniano la continuità della
tradizione familiare che sa vedere in giusto modo i legami con la nostra isola a volte
severa ma più spesso generosa di salute e di bellezza.
Estratto da "La Rassegna d'Ischia"
Periodico di ricerche e di temi turistici, culturali, politici e sportivi Fondato nel 1980
Dir. responsabile Raffaele Castagna
Anno XXIII - N. 5 / Agosto/Settembre 2002